Archivio di Settembre 2009
LA MAPPATURA DELL’ORCO.
Eccolo Valentino Giacomello, il vicentino di 44 anni, “mago”/pedofilo.
L’ossessione sessuale di un uomo profondamente immaturo. È quella dell’imbianchino Valentino Giacomello di Chiuppano, che a 44 anni, incapace di sopportare le frustrazioni di una vita da travet, si è inventato il ruolo del mago-stregone "Satirycon" con il solo obiettivo di circuire e manipolare la mente di una ragazzina per portarsela a letto, come e quando voleva, come e quando desiderava. Doveva essere la sua Lolita, per farle fare tutto quello che voleva. Per un soddisfacimento reciproco, inventandosi una storia strampalata di demoni e riti esoterici, con lo scopo di colpire una mente fragile, addolorata ancora a distanza di anni dalla morte del padre adottivo, che per lei era un punto di riferimento sicuro, mentre con la madre era in perenne conflitto. «Un demone ti possiede, col sesso ti libererai», le ripeteva il furbacchione travestito da apocrifo maestro dell’occulto.
Giacomello ieri è stato interrogato in carcere per quasi un’ora dal gip Agatella Giuffrida. Il capo d’imputazione dal quale deve discolparsi l’uomo, è pesantissimo. Innanzitutto la violenza sessuale aggravata perché con l’inganno ha carpito la fiducia della ragazza con la quale da gennaio all’inizio di questo mese ha avuto decine di rapporti completi. Poi la produzione di materiale pedopornografico perché Giacomello ha fotografato la ragazza in pose osè e alcune di queste le ha inviate allo psichiatra veronese Roberto Fiorio, di 58 anni, di Verona, catturato in flagranza per violenza sessuale. Avrebbe approntato lo studio per una visita ginecologica essendo lui invece un terapeuta. L’inchiesta da ieri è stata trasferita a Venezia perché è competente quel tribunale essendo contestata a Giacomello la produzione di fotografie «chiaramente pornografiche» che ritraggono la ragazza, anche se non si vede il suo visto, sebbene indossi un braccialetto del tutto uguale a quello che indossa la studentessa nelle immagini in cui si vede il suo volto. Tra l’altro, il gip Giuffrida nell’ordinanza di custodia pur spiegando la propria incompetenza, così come quella del pm Giorgio Falcone perché la richiesta avrebbe dovuto essere formulata dal pm distrettuale di Venezia, ha giustificato la propria azione con «l’urgenza di contrastare il pericolo di reiterazione del fatto, reso attuale dalla fissazione di un appuntamento con Fiorio per sabato 26 settembre».
«Lei era consenziente, non l’ho violentata», ha ripetuto Giacomello che nega di essere uno stupratore come lo dipinge invece la procura della Repubblica che ha chiesto e ottenuto la sua cattura. L’imbianchino, che rischia una pesante condanna, ha ripetuto di avere aiutato la ragazza in rotta con la madre, anche se in realtà dalla lettura della corrispondenza che l’uomo inviava alla sua Lolita un po’ cresciuta, il contenuto è inequivocabile. «Un demone ti possiede», le ripeteva Giacomello, con l’inevitabile corollario che attraverso il sesso – naturalmente con lui – sarebbe giunta quella liberazione dal male che costituiva la fonte del disagio della ragazza. In realtà, lui l’aveva selezionata per la sua fragilità.
«Il mio è un rapporto sincero», ha ripetuto l’imbianchino, che nei messaggi di posta elettronica sequestrati dagli agenti della squadra mobile, si propone come una sorte di San Giorgio in grado di contrastare il drago-demonio che si opponeva al loro amore. E la giusta ricompensa per l’imbianchino che cos’altro non era se non una razione di sesso tosto in cui la poveretta sarebbe stata usata per saziare le sue voglie? Sì, un canovaccio da film hard di serie infima, in cui un’adolescente senza avere la maturità per giudicare è finita nelle grinfie di un adulto che conosceva i suoi punti deboli psicologici e ha giocato alla grande, iniziandola a uno squallido rituale che per gli agenti del vicequestore Michele Marchese doveva portare nella scuderia altre ragazzine. «Un demone ti possiede e con il sesso ti libererai», le ripeteva l’imbianchino che per mesi si è saziato mettendo in scena pratiche sessuali e riti ch e sono stati spezzati dalla madre e dalla perspicacia di un bravo e attento psicologo dell’Ulss 4. Articolo di I.T. Giornale di Vicenza.
Tre membri non identificati della famiglia Barbapapà.
Assolutamente no.
Predatore che non può farla franca e deve sapere, che prima o poi, la Giustizia gli presenterà il conto.


<<Caro Max
Intanto ho apprezzato molto la tua iniziativa di dedicare uno spazio ai familiari di questi ragazzi.
Ho anche visto (e la cosa non mi stupisce) alcuni commenti sfavorevoli. E devo dire che l’opinione più diffusa (anche al di fuori del tuo blog) è che questi militari guadagnano tanti soldi da queste missioni, che sanno a che cosa vanno incontro e che anche l’operario muore sul lavoro per 1200 euro al mese.
Vorrei dire la mia:
credo che, come spesso accade, opinioni di questo tipo rischiano di diventare i soliti "luoghi comuni", perchè ormai sembra di sentire un copione imparato a memoria senza avere le giuste conoscenze (un po’ come quando si dice che i meridionali sono mafiosi senza minimamente conoscere la realtà del sud e peggio ancora, senza mai essere stati al sud).
1.Si parla sempre di questi 5000 euro che guadagnano: vorrei sapere, perchè di fronte allo stipendio di un calciatore (di gran lunga superiore e senza rischiare la vita) o a quello di un’attricetta/velina che posa nuda per un calendario nessuno si indigna ma si accetta passivamente, anzi, tutti a correre allo stadio o a sbavare davanti al calendario? Non è che per caso dietro l’indignazione si nasconde una certa invidia?
2.Se parliamo di consapevolezza, chi sceglie la vita militare è perfettamente consapevole. Ci può anche essere qualche caso eccezionale (come in tutti i settori lavorativi), ma ti assicuro che dietro una scelta di questo tipo ci sono ideali che vanno ben oltre i 5000 euro. Senza contare che non tutti sono in grado di sostenere quel tipo di vita e i rigidi criteri selettivi per accedere all’Accademia Militare ne sono una conferma tangibile.
3.Quando un operaio muore sul lavoro per 1200 euro al mese e gli organi mediatici e le istituzioni non danno il giusto risalto alla notizia, tranne tragedie di una certa dimensione come la Tyssen Krupp, allora, se si vuole esprimere indignazione non bisogna aspettare che cadano dei militari per poi usare il termine di paragone, altrimenti ricadiamo nel copione recitato a memoria.
Scusa lo sfogo, ma sono la sorella di un capitano dell’esercito e quando parte in missione per raggiungere questi posti infernali, di fronte alla nostra apprensione ci risponde serenamente: "E’ il mio lavoro!!!", perfettamente cosciente dei rischi che corre e orgoglioso delle sue scelte pienamente consapevoli.
Adesso ti saluto. Con grande stima
Cinzia>>
I giudici della Corte d’Assise di appello di Lecce hanno confermato la condanna a sette anni di carcere inflitta in primo grado ad una donna di 34 anni di Casarano (Lecce) che il 5 novembre 2007, in un raptus omicida, uccise con numerose coltellate Iolanda Provenzano, di 71 anni, maestra di doposcuola del figlioletto. Il delitto fu compiuto a Parabita (Lecce). La sentenza di primo grado venne emessa il 20 ottobre 2008. La maestra morì nel tentativo di difendere il marito, Luigi Compagnone, sarto in pensione di 81 anni, che l’omicida riteneva avesse molestato sessualmente il figlioletto che era solito frequentare il doposcuola a casa della vittima. Compagnone, sopravvissuto alle ferite, è ora indagato per pedofilia proprio in relazione a quelle presunte molestie sessuali.
L’ultima ragazza, ultima in ordine di tempo, è stata uccisa nel sonno dallo zio, che el ha sparato mentre il padre guardava (consenziente). All’età di 16 anni
Dopo quel fatto era stata ripudiata da tutti ed ora “finalmente” l’onta è stata riparata, col sangue.
Peraltro la legge non punisce, gli assassini, con le giuste condanne.
Ci si può infatti appellare a due leggi:
E’ vero una cicatrice che a volte sanguina, e questo condiziona la vita anche con il proprio partner, perchè a volte, anche lui, sempre per i medesimi motivi che nel post precedente ho spiegato, può riportarti ad essere quella bambina e rivedere nella sua persona quell’uomo che ti ha fatto tanto soffrire.
Un argomento di cui non si parla ,ma molto importante è la sessualità, perchè anche lì si verifica la medesima cosa e sapete quando si può dire di aver fatto un buon lavoro terapeutico? di essere finalmente libere? quando in certe situazioni ci capita di ritornare nel passato ma sta volta si può rispondere:”no guarda, oggi non me la sento” invece del vecchio sì, silenzioso e accondiscendente.
E’quel “no” che non abbiamo detto in passato e che ora possiamo permetterci che ci fa sentire grandi,che ci fa sentire d’avere in mano la nostra vita.
Non so se a voi è mai capitato tutto ciò, a me si, diverse volte, nonostante il lungo ed eccellente lavoro psicoterapeutico fatto……sto sempre parlando di una cicatrice che a volte ancora sanguina.
Sono certa che mia avete sicuramente compresa. Baci.