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World Aids Day 2014
dalla pagina Facebook di Massimiliano Frassi
a cura di Blog Staff
POST 1:
Chi mi conosce sa che non festeggio mai le giornate dedicate a…..
Quella per l’infanzia, ad esempio, non la sopporto proprio. E così quella contro le violenze, il cancro, la salvaguardia del panda cinese o del prosciutto iberico. Anche se capisco che a volte sono l’alternativa al silenzio e di sicuro possono servire, anche se magari per poco.
Ma c’è una giornata invece che per il suo carico di significati che ha per me, di amici a lei legata, non riesco a non ricordare, ed è questa: 1 dicembre, giornata mondiale per la lotta all’AIDS.
La ricordo oggi raccontandovi al figura di una madre. Meravigliosa. Una delle donne più “belle” che abbia mai incontrato. Si chiama Urusula Barzaghi. In anni in cui la parola AIDS scatenava le fantasie represse di sadici bigotti, rei nel vedere ovunque possibili untori, anche solo pe runa stretta di mano, si ritrovò ad affrontare due sfide. L’omosessualità del figlio e, purtroppo, il contagio dello stesso col virus dell’hiv, in tempi in cui gli attuali farmaci non esistevano.
Lei viveva nella Milano da bere, quella chic quella per bene, dove un frocio e per giunta contagiato non era certo un qualcuno che avresti voluto come vicino.
E allora fece una cosa che fino ad allora nessuno aveva fatto.
Bussò porta per porta dai vicini. Fece torte e biscotti. Si presentò.
Raccontò che il suo bellissimo figlio era in ospedale e che il male se lo stava portando via. Disse che sarebbe tornato a casa presto. Spiegò come si sarebbero potuti contagiare, ma anche come non si sarebbero potuti contagiare. E vinse lei!
Raggiunto quel traguardo andò in Tv. Si fece vedere. Si raccontò. Diede alla malattia la facciata della normalità. Poteva capitare a chiunque. Anche ad un ragazzo reo di essersi fidato…di aver amato chi invece forse non lo amava così…
Il suo splendido figlio si spense e lei continuò. A fare formazione, ad andare nelle scuole, scrisse un libro (se lo trovate ancora si chiama “Senza vergogna”!).
Ursula è una di quelle mamme che vedi nei film americani e che pensi esistano solo lì.
In questa giornata di ricordi, lacrime, ma anche vittorie, lei è il mio esempio. E lo condivido con voi.
A dimostrazione di ciò che da tempo qua diciamo: l’amore vince sopra tutto. Anche sopra l’ignoranza, il razzismo, la paura, la morte…. Fuck Aids, Make Love.
POST 2:
Maurizio aveva 20 anni…e probabilmente pesava un chilo per anno..la prima volta che lo vidi, sul letto del reparto infettivi, aggrovigliato in una ragnatela di tubi, scappai…..a gambe levate….corsi all’aperto e respirai più forte possibile…mentre la pioggia si confondeva con le lacrime….poi mi feci forza e, un’ora dopo, andai da lui…
diventammo amici…convinto di sconfiggere il male rinunciavo al mio pranzo per andare in rosticceria e portare, a lui ed agli altri ricoverati, una volta le lasagne, un’altra l’arrosto…”non capite che con le minestrine non prenderanno mai peso?”…
quei pasti il peso non lo fecero tornare di sicuro, ma quando uno alla volta si spensero, lo fecero sapendo che non erano soli….certo i fidanzati, gli amici, addirittura i genitori se n’erano stati alla larga., ma la morte non li accolse da soli….
“stelle che ora tacciono ma daranno un senso a quel cielo”
https://www.youtube.com/watch?v=gNa3LkzXvd8
A breve metto l’aggiornamento sulla 2 giorni ed i primi progetti che andremo a realizzare. nel frattempo, com’era prevedibile, siamo sommersi da mail e
da richieste di adesione.
A sottolineare lo spirito del gruppo, una mail. Arrivata in effetti già da alcuni giorni, ma tenuta “in fresco” proprio per poter brindare con lei, a questo momento.
A seguire invece una richiesta, forte, disperata, di aiuto e dolore. Perché non si dimentichi mai, neanche in momenti come questi, di speranza, gioia, vittoria (ed oblio restituito ai legittimi destinatari), quanto male i predatori fanno. Anche da lì, il segno del nostro impegno.
Caro Max,
già da un po’ volevo scriverti nuovamente. Sono “Yuri” (un tempo avrei aggiunto
da xxx , ma la mia avventura mi ha portato un po’ più lontano). Da quando ho
conosciuto te(con una breve telefonata e tante e-mail di sostegno) e il duro
lavoro che fai sono diventato un avventore fisso del Bar Frassi, il posto
adatto per gente “di basso livello come noi” (sono contento che ti sia piaciuto
quel commento che ho postato). Cerco di passarci più spesso possibile al Bar,
per sentire le storie degli altri, provare a lasciare una piccola frase, un
piccolo abbraccio, che possa essere di aiuto come lo è stato per me. Tante
volte ti ho sentito augurare “buona vita”….si buona vita. Adesso respiro a
pieni polmoni la fragranza di questo augurio, me lo sento scorrere pienamente
nelle vene. La vita è la soluzione migliore, tutto il resto della vita è la
ricompensa migliore. Lo capisco appieno ora dopo tanti anni difficili, ora che
stò spiccando il volo. Ho accanto una compagna meravigliosa, alla quale
raccontare quel brutto episodio è stata la cosa più naturale del mondo. Un
compagna con la quale progettiamo la nostra vita futura, una famiglia, dei
figli. E sto trovando molte soddisfazioni nella realizzazione professionale. Ho
sempre amato la ricerca, e da quest’anno sono nel posto migliore al mondo per
farla, al xxx, negli USA. E respiro quella vita che dicevi, quella vita
che ci auguravi. Purtroppo come mi preannunciavi nella telefonata che avemmo, avere segnalato la cosa ai servizi sociali del mio comune diverse volte,
una per ogni nuovo operatore, non ha portato a granchè.
Ma l’ultima volta che ho incrociato la sottospecie di essere umano che
mi molestò qualcosa si è riallineato: stava per entrare nel negozio dove ero io,
quando l’ho guardato si è bloccato, atterrito,
non è entrato, è rimasto a metà strada tra la sua macchina e la porta, sembrava
spaventato, sembrava quasi vergognarsi: la paura e la vergogna sono tornate a
chi spettavano. Ma questa digressione è stata fin troppo lunga.
Troppe parole dedicate ad un niente.
Mi volto nuovamente avanti per tornare al mio lavoro, al mio futuro,
a tutto il resto di quella vita che auguri a chi è passato dall’incubo.
A quella vita che alla fine mi ha trovato.
Buona vita anche a te Max. la tua lotta è una fonte di ispirazione
Ho letto del coordinamento vittime e voglio fare la testimonianza della mia vita , lo faccio perche' puo' essere utile per i giovani e per i genitori per capire i vostri figli.
avevo 12 anni quando fui violentata da un ragazzo, per me e' stato un forte schoc che non ne ho mai parlato con nessuno. a 13 anni mi ha messo sulla droga il mio ex marito, ci bucavamo di eroina, e' stata una vita di sofferenze e violenze inimmaginabili, una vita da morti viventi,. poi dopo 20 anni di droga , tutti mi davano per spacciata io sono riuscita con il mio marito attuale ad uscirne.
vi ho detto marito perche' ho avuto l'annullamento del primo matrimonio dalla curia. certo ora sto portando una croce grossa che mi ha lasciato la droga, sono sieropositiva con trattamento, ho un epatite cronica C, ho forti depressioni e mi sento sempre stanca. non e' una vita tanto bella ma e' sempre migliore di essere nella droga, adesso mi alzo la mattina e non sto male perche' mi manca l'eroina, ragazzi se sapeste a cosa andate incontro drogandovi non lo fareste mai, adesso io posso sorridere e godermi i miei giorni in un altro modo, insomma adesso vivo
ciao dania
“Solo un bimbo su tre, nel mondo, riceve le cure necessarie per contrastare l’HIV”!
Specchietto dati AIDS
Guarire dall’AIDS? Con una bimba vergine si può!


AIDS: il peso del silenzio.
Cosa: “Il peso del silenzio” racconta la quotidianità della vita di persone sieropositive al virus dell’HIV. Foto, parole, testimonianze reali di una normalità vissuta o tradita, persa nella paura.“Un libro sulla visibilità o piuttosto sulla difficoltà di essere visibili” Un peso, quello del silenzio,che troppe persone portano imparando a mentire sopratutto a se stesse, rivendicandolo come una scelta, negandosi quindi anche la rabbia ed il dolore.Un lavoro difficile, intenso, che ha richiesto uno sforzo enorme soprattutto da parte delle persone HIV che hanno deciso di prestare il loro volto.Una decisione importante che ha richiesto un’ analisi personale molto sofferta.La sua pubblicazione è stata un successo per ASA che con questo libro vuole mostrare la normalità delle persone che vivono questo problema, togliendo all’HIV astrattismo e ambiguità. Dice Massimo Cernuschi, infettivologo Ospedale San Raffaele e Presidente ASA: “La scelta di essere visibili in quanto sieropositivi può a volte essere facile, anche se più frequentemente è il risultato di un lavoro assai faticosa, ma liberatorio.E’ un chiaro invito per chi ha l’HIV a parlarne, magari con qualche amico, per alleggerire il peso del silenzio. Grazie a tutti quelli che lo dicono. Grazie anche a quelli che stanno zitti, aspettando il momento buono…..”. Anonimato, vergogna, paura sono aggettivi in simbiosi con la malattia, che da questi presupposti si evolve e si diffonde silenziosamente.Solo la conoscenza vince l’ignoranza. Conosciamo quindi questa persone che convivono con la malattia, ascoltiamo quello che hanno da dire. Risulteranno interessanti, forse banali, e perché no: normali.Una lettura semplice, lo spunto per una riflessione importante.
29 settembre ore 18,30
Ogni minuto un bimbo si ammala di AIDS.
Secondo l’ultimo rapporto Unicef nel mondo, ogni minuto, un bimbo si ammala di A.I.D.S. Se a questo si aggiunge che probabilmente quel bimbo nasce nella parte “sbagliata” del mondo, la malattia è da considerarsi una inappellabile condanna a morte. E noi stiamo qui a perdere energie con qualche sparuto malato di mente…..incazzandoci per una lecciso qualunque……..
LA SCONFITTA DELL ’AIDS.
Buone notizie sul fronte della lotta all’aids. Premettendo doverosamente fin d’ora quanto pericoloso sia l’abbassare la guardia nei confronti di tale malattia, veniamo a sapere che oggi le aspettative di vita per un sieropositivo sono di 25-30 anni. Se penso che fino a pochissimi anni fa, quando mi occupavo di aids, i malati che seguivo avevano una speranza di …..pochi anni se non addirittura pochi mesi, la parola “miracolo” per segnalare i passi fatti dalla scienza non è per nulla campata in aria.
Diverso però è il discorso se ci spostiamo in Africa. Saranno 90milioni i malati entro i prox. 20 anni. Malati condannati a morte certa.
Lì, è il caso di dirlo, è proprio un altro mondo……